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Eccoci all’ultimo appuntamento col nostro vivacissimo week end. Dove eravamo rimasti? Zuppi, zuppi, nel tardo pomeriggio del sabato, ci siamo diretti verso Gaeta. Invece di ripercorrere la Roma-Napoli abbiamo preferito prendere il lungomare: volevo rimanere fuori per una notte e risvegliarmi vicino al mare. Gaeta è un agglomerato di palazzi moderni e senza fascino, alcuni dei quali avrebbero bisogno di un restauro. Ma a gran sorpresa, all’interno di uno di questi, abbiamo trovato un nido caldo pronto ad accoglierci e…asciugarci!
La gentilissima signora Mina ha arredato le 3 stanze ed i 3 bagni come delle piccole bomboniere.
Se doveste capitare da queste parti ed aveste bisogno di ristoro, ricordatevi del B&B Serapo.
Al risveglio abbiamo gustato una deliziosa colazione. Non è carino questo pallet reso piattaia? Brava Mina!
La prima tappa della giornata è stata il Santuario della SS. Trinità (o della montagna spaccata), appena sopra Gaeta.
Appena entrati, per €1, abbiamo sceso i 275 scalini che portano alla Grotta del Turco.
Qui i pirati appostavano le navi pronte all’assalto dei malcapitati. Questo rende l’idea della dimensione dell’arco di roccia sopra di noi!
Risaliti gli scalini, dopo 10 min di pausa, ci siamo diretti verso la cappella del Crocefisso.
La leggenda (o la fede) vuole che alla morte di Gesù la Terra tremò e le rocce si spaccarono. Al centro della fenditura (sono perfettamente complementari il lato destro e sinistro) cadde un grande masso e all’interno di questo venne edificata la Cappella.
Il camminamento obbligatorio è piastrellato con figure della via Crucis risalenti al 1849 ed è in perfette condizioni, mentre la Cappella avrebbe bisogno di un bel restauro. Questo però non toglie nulla al fascino mistico di questo luogo dove, si racconta, San Filippo Neri trascorreva molte delle sue notti sul letto di pietra proprio dinnanzi alla Cappella. Impossibile per i turisti, non infilare la mano nell’impronta lasciata sulla roccia dal Turco miscredente: la roccia molle, affondò sotto la pressione della sua mano e rimase impressa fino ai nostri giorni.
Prima di lasciare Gaeta, ho voluto darle una seconda possibilità e ci siamo diretti al centro storico. La mia curiosità era legata ad un motivo: nel 1858 Francesco II (l’ultimo dei Borboni abitanti nella Reggia di Caserta, ricordate? La sua bis-nonna era la cara Charlotte) sposò, sempre per procura, Maria Sofia di Baviera; anche lei era sorella di una più “fortunata” principessa, si tratta di Sissi! Non ci crederete ma io non ho MAI visto nessuno dei film dedicati a lei. L’anno scorso ho letto però una biografia riguardante tutta la famiglia e vi assicuro che Maria Sofia si meritava molta più fama, gloria ed ammirazione della sua triste sorella. Il coraggio che infuse ai gaetani durante l’assedio della città viene ricordato col massimo della solennità.
Ci dirigiamo verso il Castello Angioino-Aragonese e, dopo una faticosa salita, scopriamo che la visita è possibile fino alle 12:30, orario esatto in cui siamo arrivati, per riaprire alle 15:00 . Da quello che possiamo intuire, il castello è sede della Scuola nautica della Finanza e ci viene il dubbio che l’unica cosa veramente bella sia il panorama.
Decidiamo, allora, di visitare le altre chiese/cattedrali/tempi della città ma purtroppo troviamo tutto chiuso. Tristi e delusi salutiamo Gaeta e ci dirigiamo a Sperlonga.
Qui abbiamo gustato un pranzo perfetto in un posto perfetto seguiti da gentilissimi e velocissimi camerieri: si tratta del ristorante Da Martini sul Ponte!
Completamente appagati ci siamo, poi, diretti verso casa.
Se abitate nel Lazio o dintorni, spero di avervi dato qualche spunto per un week end pieno di emozioni.
P.S. Controllate il meteo prima di partire! 😉
Certo il panorama e le storie sono molto affascinanti, peccato che anche qui, come in tanti altri posti in Italia, sono poco valorizzati e si sa che questo fà la differenza quando si viaggia. Diciamo poi che il tempo non vi ha di certo aiutato…